Il restauro di dipinti e delle opere d’arte è un affascinante incontro tra creatività artigiana e scienza, dove la chimica gioca un ruolo fondamentale nella cura degli effetti del degrado e nel preservare dipinti e manufatti artistici. Grazie ai progressi della ricerca, oggi il restauro dei quadri e dei dipinti avviene con tecniche sempre più sofisticate, che permettono di intervenire in modo mirato e selettivo, minimizzando l’invasività sulla materia e sulla struttura originaria delle opere.Ma quali sono i principi chimici alla base del restauro delle opere d’arte? E come vengono applicati nella pratica? Scopriamolo insieme.
L’importanza della chimica nel restauro delle opere d’arte
Il tempo, gli agenti atmosferici, l’inquinamento e gli interventi dell’uomo sono solo alcuni dei fattori che possono compromettere la conservazione delle opere d’arte. Per questo, i restauratori si affidano alla chimica e alla fisica per analizzare i materiali costitutivi originali, identificare le cause del degrado e selezionare i materiali e le metodologie applicative più adatte per il restauro.
L’analisi chimica dei pigmenti e dei leganti utilizzati nei dipinti è essenziale per comprendere la composizione delle opere e intervenire in modo appropriato. Grazie a strumenti avanzati come la spettroscopia e la microscopia elettronica, è possibile identificare con precisione i componenti chimici di un’opera senza danneggiarla.
Oltre alla diagnosi, la chimica è fondamentale anche nella scelta dei solventi e dei prodotti di pulizia. Un intervento sbagliato potrebbe infatti alterare irrimediabilmente i colori originali o compromettere la struttura del supporto pittorico.
La chimica nelle tecniche di restauro dei dipinti
Il restauro dei dipinti è una attività che interviene non solo sull’immagine e sulla manifestazione estetica dell’opera, ma si concretizza attraverso azioni sui materiali costitutivi con prodotti naturali, artificiali o di sintesi. L’applicazione di un prodotto prevede lo studio e i test preliminari delle possibili interazioni chimico-fisiche immediate e nel lungo periodo con test e simulazioni di invecchiamento accelerato, finalizzate a ridurre al massimo eventuali interazioni negative che possano generare problemi conservativi o di deperimento delle opere.
Anche la semplice acqua ha una sua struttura chimica che può interagire in svariati modi con la materia dell’opera, direttamente o come veicolo/solvente di altri composti.
Ne consegue che in ogni fase operativa si fa uso di elementi o prodotti “chimici”, la cui complessità e l’entità dei rischi applicativi sono relativi al singolo caso.
Di seguito alcune delle fasi principali del restauro in cui questo aspetto riveste un’importanza assoluta:
1. Pulitura controllata
La pulitura è una delle fasi più delicate del restauro dei quadri, poiché deve rimuovere sporco, vernici ossidate e contaminanti senza intaccare il colore originale. I restauratori utilizzano solventi specifici, dedotti da tests di solubilità preliminare della vernice da assottigliare o rimuovere e in relazione alla tecnica pittorica del supporto. Alcuni esempi includono:
- Soluzioni acquose tamponate per puliture superficiali della vernice, senza la sua rimozione
- Sistemi acquosi resin-soaps ed enzimatici per rimuovere in modo estremamente selettivo le sostanze organiche sovrammesse
- Solventi organici supportati con eteri di cellulosa o gelificati con tensioattivi ad elevata viscosità o sotto forma di micro emulsioni per agire all’interfaccia superficiale e limitare la penetrazione in profondità.
2. Consolidamento del supporto e degli strati pittorici
Quando un dipinto presenta crettature, distacchi o forme di decoesione della pellicola pittorica, è necessario un intervento di consolidamento, spesso realizzato con l’applicazione di collanti di origine naturale o resine sintetiche. L’aspetto più delicato di questa operazione consiste nel fatto che un materiale introdotto in una struttura complessa dal punto di vista compositivo e caratterizzata da una porosità diversificata, difficilmente potrà essere rimossa e pertanto le valutazioni devono essere estremamente scrupolose. Soprattutto nei dipinti su tela l’operazione di consolidamento degli strati pittorici avviene dal retro per ovvi motivi di penetrazione dell’adesivo, che inevitabilmente interessa anche il supporto.
Tra i materiali più utilizzati troviamo:
- Collanti naturali come la colla di coniglio e la colla di storione, storicamente impiegate nei restauri tradizionali, il funori (estratto da alghe giapponesi)
- Resine acriliche in dispersione acquosa o in soluzione di solventi organici per migliorare la coesione dei filati e degli strati pittorici
- Uso di sistemi e materiali derivati da nanotecnologie per rinforzare le fibre del supporto, la coesione degli strati, senza alterarne l’aspetto e le caratteristiche meccaniche.
3. Integrazione pittorica
Anche una fase apparentemente più “estetica” come l’integrazione pittorica, ovvero il ritocco delle parti mancanti del dipinto, presuppone la scelta di materiali, di cui la chimica offre informazioni importanti. Essa aiuta a selezionare pigmenti compatibili con quelli originali, evitando reazioni indesiderate nel tempo o effetti di depauperamento fotocromatico. Considerato che i colori originali e quelli di restauro subiranno inevitabilmente processi di invecchiamento indipendenti fra loro, i restauratori impiegano colori il più possibile duraturi e reversibili, che possano essere rimossi con interventi non invasivi per la salvaguardia delle parti originali dell’opera.
Il futuro del restauro: nanotecnologie e biotecnologie
Negli ultimi anni, il campo del restauro delle opere d’arte ha visto un crescente impiego di nanotecnologie e biotecnologie, che permettono interventi sempre più precisi ed eco-sostenibili. Le nanoparticelle di idrossido di calcio, ad esempio, vengono utilizzate per la deacidificazione dei supporti cellulosici, quindi come operazione di neutralizzazione della degradazione acida e introduzione di una riserva alcalina a titolo preventivo. Le biotecnologie, invece, hanno consentito di sviluppare sistemi enzimatici naturali per la pulizia delle superfici senza l’uso di sostanze chimiche aggressive.
Conclusione
La chimica nel restauro delle opere d’arte è una disciplina in continua evoluzione, che combina ricerca scientifica e sensibilità artistica per proteggere il nostro patrimonio culturale. Grazie alle tecnologie avanzate di un professionista restauratore come Cesare Pagliero e alle sue competenze, oggi è possibile ridare vita a dipinti, affreschi e manufatti antichi, preservandone la bellezza per le future generazioni.
Il restauro non è solo una questione estetica, ma un impegno fondamentale per conservare la memoria storica e culturale dell’umanità. E grazie alla chimica, questa missione diventa ogni giorno più efficace e sostenibile.